Mika Cho è stata nominata direttore della Galleria di Belle Arti Ronald H. Silverman e prima di ciò è stata direttrice del dipartimento di Arte presso la Cal State University di Los Angeles.
È insegnante di materie artistiche, ricercatrice, consulente per l’educazione, curatrice d’arte e artista.
Il suo interesse principale è focalizzato sui temi correlati all’arte e all’insegnamento.
“È essenziale per gli insegnanti di materie artistiche essere informati sia sulla pratica del fare arte sia sulla sua storia, sulle teorie critiche e filosofiche, così come anche possedere la capacità di insegnare metodologie, strategie dell’istruzione, metodi di valutazione e politica educativa……Il mio insegnamento è focalizzato sull’impatto della rappresentazione visiva nella cultura, e sull’arte come un modo di vedere il mondo nel suo complesso e comprenderlo storicamente…..la mia missione …..come educatore in materie artistiche è di potenziare gli studenti assistendoli nell’acquisire i mezzi di ricerca per sviluppare propri concetti relativamente a ciò che imparano”.
Come artista ha esposto estensivamente le sue opere negli Stati Uniti e all’estero.
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Opere
Abbandoniamo per un momento il composto mondo di Mika Cho professore di arti visive alla Cal State University di Los Angeles ed entriamo nel mondo gioioso ed articolato della Mika Cho pittrice.
Colore, gesto, luce, sovrapposizione di strati pittorici sono il suo tratto dominante. Colorazioni molto libere, tonalità azzardate, uso dei colori mai primari, ma sempre complementari in una tavolozza molto ricca.
La sua arte sembra ispirata dall’arte dell’estremo oriente come senso di solitudine e pace.
Pur essendo americana, Cho è infusa di un background che le deriva dai genitori coreani da cui ha appreso il senso di tenacia e nel contempo di grazia nel tratto e nel comportamento.
I suoi dipinti sono paesaggi irreali e interiori che rimandano piuttosto ai paesaggi astratti del giapponese Yasunari Nakagomi, ma intrisi, nel caso di Cho, da una colorazione intensa, violenta e carica che la connette irrimediabilmente alla sua vita all’interno della comunità artistica di Los Angeles.
L’opera è composta di vari livelli sovrapposti di pittura e questo consente di guardare dentro, o guardare al di là; anzi è un invito alla scoperta di qualcosa che però deve rimanere nell’interiorità dello spettatore. Quindi una scoperta di sé, una ricerca di identità personale attraverso quelle colorazioni tanto variegate.
La sua opera possiede un tratto “naturalistico” connesso alla natura e all’organicità di essa.
La luce, insieme al movimento dato dalla gestualità nell’applicazione del colore, e alla ricchezza dei livelli di pittura in sovrapposizione e così anche le improvvise “impennate” di colore e gesto, rendono le opere ricche e piene di valore simbolico.
Il suo mondo è fatto di aria, di galassie, di possibili altri universi. Ma è fatto anche di emozioni e sensazioni legate alla interiorità tutta personale dello spettatore.
Cho vuole perdersi e farci perdere in un viaggio verso mondi sconosciuti: un viaggio all’interno della nostra interiorità altrettanto ignota e sconosciuta.
Un respiro di aria pura, un momento di sospensione e di pausa dalla quotidianità del nostro esistere.
In collaborazione con:
ART 1307 Istituzione culturale
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